LA VITA DOPO LA MORTE: PROIEZIONE DEL NOSTRO INCONSCIO O COMUNICAZIONE POST MORTEM?

Come elaborare e risolvere il lutto di una persona cara.

Succede spesso di leggere o sentire raccontare di persone, credenti e non, che riavutesi da arresto cardiocircolatorio o da coma, parlino di esperienze particolari in cui hanno avuto la sensazione netta di essere usciti dal loro corpo e di aver osservato lo stesso, sdraiato sul letto privo di coscienza.

Altro fatto che accomuna questi racconti è la visione di un tunnel di luce bianca, una sensazione di benessere e quasi sempre, il ricordo di aver “incontrato” e parlato con qualche caro defunto.

Queste persone affermano sia stata un’esperienza molto intensa e che ha lasciato in loro una maggiore serenità e la sensazione di aver superato la paura della morte.

Anche la Scienza si sta interrogando su questi avvenimenti e parecchi studi sono già stati svolti da neurologi, cardiologi, psicologi e neuroscienziati.

Uno degli studi scientifici più noti sulla “Near Death Experiences” (NDE, esperienze pre-morte), è quello pubblicato sulla prestigiosa rivista “The Lancet” in cui il team guidato dal dott. Pim Van Lommel, dell’ospedale olandese Rijnstate di Arnhem, a seguito dei fenomeni descritti da soggetti che hanno subito un arresto cardiocircolatorio o il coma, hanno affermato: “Dovremmo considerare la possibilità che la morte, come la nascita, potrebbe essere un mero passaggio da uno stato di coscienza ad un altro […]. La nostra ricerca mostra che fattori medici non possono spiegare l’insorgenza di una NDE. D’altra parte: sebbene tutti i pazienti esaminati fossero stati dichiarati clinicamente morti, non tutti hanno sperimentato esperienze di premorte. “

Lo hanno fatto anche i ricercatori dell’Università di Southampton con i risultati riportati dal Daily Telegraph. Gli studiosi hanno preso in esame 2000 casi di persone che hanno vissuto un arresto cardiaco negli ultimi quattro anni. Nel 40 per cento dei casi analizzati in 15 ospedali sparsi tra Gran Bretagna, Usa e Austria i sopravvissuti affermano di avere ricordi del momento in cui risultavano clinicamente morti. “Sappiamo che il cervello non può funzionare quando il cuore smette di battere. Ma in questo caso la consapevolezza cosciente sembra essere rimasta attiva fino a tre minuti dopo che il cuore non funzionava più, anche se il cervello di solito ‘si spegne’ dopo 20-30 secondi da quando il cuore si ferma” ha spiegato Sam Parnia, capo ricercatore del progetto. 

Il dott. David Wilde, psicologo della Nottingham Trent University, ha spiegato l’attuale situazione delle ricerche: “Ci sono alcune buone prove che queste esperienze siano effettivamente accadute dopo che le persone sono morte medicalmente. Noi semplicemente non sappiamo cosa sta succedendo”. In un precedente studio, dai risultati molto simili, il dott. Parnia aveva commentato: “Queste persone hanno avuto queste esperienze in una condizione in cui il cervello non avrebbe dovuto essere in grado di sostenere processi lucidi o consentire loro di avere ricordi duraturi. Questo potrebbe fornire una risposta alla domanda se la mente o la coscienza siano prodotte dal cervello, o se il cervello non sia invece una specie di intermediario della mente, la quale esiste indipendentemente.

Per quanto riguarda le descrizioni relative agli “incontri” con persone defunte durante l’esperienza di NDE, la Scienza le cataloga come probabili effetti dovuti alle alterazioni transitorie di tipo chimico, neurologico o biologico. Alterazioni tipicamente presenti nel corpo umano in condizioni particolari, quindi, è difficile dire di quale fenomeno si tratti, però, sulla base della mia esperienza lavorativa, posso testimoniare che condizioni molto simili a quelle verificatesi negli stati di pre-morte, avvengono anche nel corso della vita, ad esempio, durante l’attività onirica, oppure, in condizioni in cui il soggetto si trovi, appunto, in uno stato di coscienza particolare, ma sempre presente e vigile.

La prima volta che ho assistito ad un fenomeno del genere è stato con Anna durante la sessione di respiro circolare in una seduta di Rinascita Creativa e confesso che il mio primo dubbioso pensiero è stato: “si è trattato di reale comunicazione post-mortem o di una proiezione del potere di auto-guarigione del suo inconscio?”

Durante la seduta mi aveva parlato del suo senso di colpa per avere deluso le aspettative di sua madre quando aveva interrotto gli studi universitari. In quel periodo si era innamorata perdutamente di un suo coetaneo che lavorava come operaio in una industria locale e si erano voluti sposare di lì a pochi mesi. Anna si era cercata un lavoro per aiutare il suo ragazzo a mettere su casa ed aveva abbandonato gli studi. Dopo dodici anni da quegli eventi e a tre dalla morte improvvisa della madre, Anna aveva intrapreso il percorso di Rinascita Creativa perché stava sempre male e nella sua vita nulla era andato come si era immaginata.

Quella volta, aveva ripreso a parlare della madre e, piangendo, aveva ribadito “ho questo senso di colpa che mi distrugge, ed ora lei non c’è più e non posso neanche chiederle perdono…”

La particolare respirazione utilizzata con Rinascita Creativa induce ad un livello di coscienza profondo e in quell’occasione, ho spiegato ad Anna di rimanere in contatto con la sua sofferenza e poi di rivolgersi col pensiero al ricordo della madre trasmettendo tutto ciò che sentiva di aver lasciato in sospeso, in modo tale da integrare il senso di colpa.

Dopo pochi minuti Anna aveva smesso di piangere ed il suo viso si era rilassato. Le chiesi come si sentiva e lei mi rispose: “Bene. Mi sento risollevata. Ho visto mia mamma esattamente com’era, forse solo un po’ più giovane, era tranquilla e sembrava stesse bene. Le ho detto del mio senso di colpa per la delusione che le avevo dato e lei mi ha risposto che non era affatto delusa perché a lei importava solo che io fossi felice. Ed ha aggiunto – tu però mi devi promettere di fare tutto il possibile ora per stare bene. Io sono felice quando tu sei felice. – Poi ci siamo abbracciate ed io ho sentito di essermi liberata di un grande peso.”

Quando Anna ha ripreso la sua normale intensità di respiro ed ha riaperto gli occhi, le ho chiesto se aveva immaginato di parlare con la mamma e lei mi ha risposto di no. “Dopo tutta quella tristezza iniziale, all’improvviso mi sono ritrovata in uno stato di profondo rilassamento ed ho proprio visto mia mamma di fronte a me in uno spazio molto luminoso, non l’ho immaginata, è accaduto spontaneamente ed era tutto molto reale. Io ero perfettamente consapevole di essere qui su questo lettino, ma allo stesso tempo, percepivo la presenza di mia madre e il nostro abbraccio era vero….. Ho capito che ero io ad essere delusa di me stessa per non aver terminato il mio percorso universitario e per essermi sposata troppo frettolosamente.”

Anna, evidentemente, all’epoca in cui aveva abbandonato gli studi, aveva proiettato sulla madre quella delusione che non aveva potuto permettersi di percepire come sua, altrimenti, avrebbe dovuto ammettere con se stessa di aver fatto un errore ad abbandonare gli studi e forse, anche a sposarsi così di fretta. Alla morte della mamma tutto questo si era trasformato in un gigantesco e doloroso senso di colpa.

Quando Anna è tornata la settimana successiva, mi ha ribadito di essersi liberata di un pesante macigno e di non aver più pensato alla madre con sofferenza, ora, al posto c’era un sentimento di dolcezza e una rassicurante sensazione di poter parlare con lei ogni volta l’avesse desiderato.

Il lavoro su di sè continuava perchè c’erano ancora alcuni schemi mentali che intendeva rivedere, in quanto, percepiva ancora dei condizionamenti negativi in alcuni ambiti della propria esistenza, ma disse “Ora che mi sono liberata del fardello più pesante, so che un passo alla volta mi riprendo la mia vita.”

La mia riflessione a questo punto è stata che poco importava se quello che era avvenuto era stato un reale contatto con la defunta o una proiezione dell’inconscio di Anna, ciò che contava era il risultato ottenuto.

Molti altri casi si sono susseguiti negli anni, tutti accomunati da una profonda sofferenza legata alla perdita di una persona molto importante per loro, afflitti da sensi di colpa, senso di impotenza, rabbia, autopunizione più o meno inconscia.

Ovviamente, tutte queste persone non si conoscevano tra loro, né io avevo mai parlato di questi avvenimenti. Le storie variavano, così come i cari defunti, ma erano sempre persone con le quali avevano avuto un profondo attaccamento e soprattutto, tutte avevano in comune la sensazione di benessere provata dopo questi “dialoghi” e la certezza che il contatto fosse stato reale.

In altri casi invece, esperienze molto simili avvenivano nel sonno sotto le sembianze di sogno. Anche queste persone mantenevano nitido il ricordo del contatto fisico, della voce e della sensazione di “reale” e alla fine ottenevano gli stessi effetti.

Stessa percezione di aver lasciato andare qualcosa legato al defunto, qualcosa che fino a quel momento aveva recato dolore e la facilità di poter pensare alla persona cara con dolcezza e con profonda accettazione della morte perché sentivano di aver acquisito una nuova consapevolezza di vicinanza perpetua.

Un caso per tutti è quello di Alessandro. Aveva perso il fratello maggiore di dieci anni a causa di un infarto. Aveva solo quarant’anni, era sposato e con due bimbi piccoli. Per Alessandro, oltre ad essere il fratello maggiore, era anche stato colui che gli aveva fatto da papà tenero e affettuoso quando il loro era morto precocemente mentre erano ancora un bambino l’uno e un adolescente l’altro. Crescendo erano diventati anche due cari amici, pronti ad aiutarsi reciprocamente nei momenti di bisogno.

Per tutta la famiglia e per Alessandro in particolare, fu un colpo durissimo. Alessandro entrò in una condizione di afflizione tale da esserne limitato anche nell’attività lavorativa. Si sentiva in colpa per aver sottovalutato un malessere che il fratello gli aveva confidato di aver avuto circa un mese prima della sua morte. Anche perché, scherzando, Alessandro gli aveva risposto “Fai attenzione a non beccarti un infarto, sai, quarant’anni è l’età critica….” Dopo sei mesi di questa sofferenza, una notte fece un sogno che mi raccontò.

Ho sognato che stavo dormendo e ad un certo punto, ho percepito una presenza nella stanza, quindi, mi misi a sedere e vidi mio fratello ai piedi del letto. Scesi e gli andai vicino, felicissimo di vederlo, ci abbracciammo. Era proprio un abbraccio fisico, nel senso che anche il giorno dopo, avevo ancora impresso in me la sensazione fisica del contatto con il suo corpo. Ho percepito persino il suo ‘odore’. Gli dissi quanto mi era mancato e quanto fossi felice di vederlo e gli chiesi – Come si sta di là? –

Alberto era molto serio, era vestito con l’abito da sposo ed aveva il braccio sinistro fasciato e sorretto con un foulard legato dietro al collo, non mi sembrava molto contento, piuttosto rassegnato, come se avesse accettato quella condizione suo malgrado, ma è stato solo per un attimo, poi mi ha sorriso e alla mia domanda ha risposto:

  • Sai, di qua non è molto diverso che di lì da voi. Il fatto è che devi cercare di stare il meglio possibile finchè sei di lì perché tutto quello che non risolvi te lo porti dietro. Fai il possibile per vivere al meglio che puoi mentre sei lì, se vuoi continuare a star bene quando sarai qui…. –

Io non volevo perderlo di nuovo e l’ho ancora abbracciato una volta stretto, stretto, ma poi mi sono ritrovato sveglio nel mio letto. Ho acceso la luce e nella stanza non c’era nessuno. Io però, malgrado un po’ di malinconia per averlo visto un po’ giù mi sono sentito subito molto contento per averlo rivisto e abbracciato. Solo il mattino dopo ho ripensato a quello che mi aveva detto e mi è sembrato un messaggio strepitoso che sto cercando di mettere in pratica. Da quel mattino mi sono sentito rinato, è sparita ogni traccia di sofferenza ed ora penso a lui con dolcezza perché so che se lo desidero lo posso sempre ritrovare.”

Mentre è molto difficile indurre un sogno specifico, è possibile affrontare un grande dolore che non siamo ancora riusciti ad elaborare per la perdita di una persona cara.

Il vivere quotidiano diventa pesante quando è imperniato di sofferenza e quando siamo in balia di sensi di colpa, rabbia, rancore e l’impossibilità a sentirci in pace con noi stessi in riferimento a chi non è più materialmente con noi.

Tramite Rinascita Creativa abbiamo la possibilità di lasciar andare il dolore lancinante della perdita attraverso l’intima comunicazione con la persona cara che se n’è andata. La percezione di una vicinanza fisica che ci rinfranca, il sorriso, le parole rassicuranti e di incoraggiamento: componenti essenziali per una serena Rinascita.